Australia 2007: the Outback diagonal
Il progetto nasce grazie al casuale contatto con Carla, una ragazza di Milano che per alcuni anni ha fatto la guida nell’ outback australiano, la quale mi descrive l’ambiente in cui sarei potuto andare a pedalare. Mi convince. Decido che la location è in linea con le mie aspirazioni. Peso 98 Kg e sono fermo da più di un anno. Non ho mosso un passo dall’Iditarod, se non per accompagnare in MTB o a piedi, in giro per il mondo, alcuni amici. Non riesco ad abbandonare la cattiva abitudine, una volta raggiunto l’obiettivo del momento, di “sedermi” a godere la vita di tutti i giorni. 15 kg di sovrappeso e diciotto mesi lontano dalla fatica estrema per me sono troppi ed incomincio a pensare di cimentarmi in uno dei miei progetti e decido di metterlo in calendario per agosto.
Devo ora capire se in cinque mesi sarò in grado di recuperare la forma ed il peso necessari per l’impresa. Un impresa che cercherò di portare a termine con un attrezzo a me molto caro: la bicicletta! nvito a cena Ronny, un preparatore atletico di una squadra ciclistica di ragazzi, al quale sottopongo il mio progetto: attraversare l’Australia facendo circa 300 km al giorno in MTB percorrendo buona parte del percorso fuori strada. Ronny, uomo schivo e di poche parole, scuote la testa con l’atteggiamento di chi cerca di capire se sto scherzando o se sono ciclisticamente così “ignorante” da non capire di cosa sto parlando. Non si convince, ma accetta la sfida e mi chiede: quando credi di iniziare? Domani! Dico deciso. Il 01.03.07 inizia l’allenamento.
Risolto il problema del training dovevo pensare all’alimentazione ed anche per questo ho trovato sulla mia strada la persona giusta: Mauro Zanetti un ex ciclista professionista che, appesa la bici al chiodo, si è specializzato in alimentazione sportiva. Durante performance come quella australiana, si potrebbe infatti seguire una dieta tradizionale, ma l’enorme volume del cibo e l’impegno digestivo dell’organismo renderebbero ancora più complessa l’impresa. Il corrispondente di 12.000 Kcal al giorno per 18 giorni in pane, pesce, carne, frutta e verdura non sarebbe in alcun modo stipabile in una Toyota nella quale, tra l’altro, dovevano stare anche Otta (il filmaker) e Miky (suo figlio e aiutante), i bagagli, i pezzi di ricambio della bici, il materiale per fotografare e filmare etc. ….
Le problematiche da risolvere in un’avventura come questa sono davvero tante: l’approvvigionamento di acqua e di cibo, l’escursione termica, le malattie, le piaghe, i problemi di postura, come distribuire la forza lungo le 15 ore al giorno di sforzo, l’abbigliamento, il training … Alcune problematiche vanno tuttavia risolte con priorità assoluta. Una di queste è quella legata alla scelta della sella. Tramite Stefano Giacomini, noto masso terapeuta di Gavardo, ed un suo amico, Beppe Cerzani, sono venuto a contatto di Michele Favarolo, un artigiano che realizza MTB sul Garda ed ha collaborato con un urologo nella realizzazione di una sella particolarmente efficace per i problemi di decubito e di infiammazione alla prostata. Una cosa che ogni buon ciclista sa di non dovere sottovalutare è la propria posizione sulla bicicletta. Michele Favarolo, oltre ad avermi consigliato la sella, mi ha misurato la bicicletta, ha misurato la geometria del mio corpo e, con l’ausilio di un computer, ha studiato quale fosse la posizione più adatta per stare così a lungo in sella.
Anche la scelta della composizione del Team non è stata facile e scontata. L’ormai inossidabile binomio Otta / Aldo non si discuteva, ma si doveva decidere a chi assegnare il ruolo di “fac totum”. La proverbiale incoscienza di Otta lo ha portato a proporre un suo desiderio di padre: perché non facciamo venire mio figlio Miky? A tale proposta la mia reazione è stata duplice: da un lato condividevo l’idea e, come padre, invidiavo Otta per questa opportunità, d’altro canto mi rendevo conto che era l’ennesimo ingrediente di follia nella già improbabile avventura. Inutile dire che il team, forse accomunato da trascorsi rugbystici, si è rivelato vincente.
Aldo ha pedalato, su asfalto e sterrato, per 4676 km in 18 giorni, alla media di 260 km al giorno.